Durante i lavori del Convegno nazionale sul Pistacchio, Raffadali viene definito il principale centro e la principale piazza del mercato del pistacchio. Le caratteristiche socio-economiche delle aziende agrarie dei produttori di Raffadali, evidenziano che, a fronte di un’estensione territoriale contenuta, numerosi terreni agricoli censiti nei comuni limitrofi, sono coltivati da agricoltori di Raffadali, ragion per cui i loro prodotti vengono ad essere assimilati come prodotti raffadalesi. Anche il pistacchio, pertanto, coltivato in queste condizioni nelle contrade degli agri di Joppolo, Santa Elisabetta, San Biagio Platani, Sant’Angelo Muxaro, Cianciana, Cattolica Eraclea, Agrigento, Favara, Casteltermini, Racalmuto, Aragona e Santo Stefano Quisquina, si inserisce in questo contesto, andando a rappresentare quello che tipicamente viene identificato come Pistacchio di Raffadali.
La cultivar prevalente è rappresentata dalla Bianca (o Napoletana) anche se in buona percentuale (compreso tra il 5 ed il 10%) sono presenti cultivar a diffusione prevalentemente locale, tipica della provincia di Agrigento così come descritto da Barone nel 1985.
Le operazioni di raccolta si svolgono dalla seconda decade di agosto alla prima decade di Ottobre; in funzione del corretto grado di maturazione che è legato alle diverse zone di produzione e all’andamento climatico.
La raccolta avviene mediante bacchiatura sulle reti o per brucatura, utilizzando panieri o ceste, avendo cura di impedire che i frutti cadano per terra.
I frutti devono essere smallati manualmente o meccanicamente, per ottenere il prodotto in guscio, entro le 24 ore successive alla raccolta, onde evitarne l’imbrunimento e l’eventuale contaminazione. Successivamente alla fase di smallatura, il prodotto in guscio deve essere immediatamente essiccato alla luce diretta o con altri sistemi d’essiccamento